Affrontare le emozioni e i sentimenti dei nostri figli non sempre è facile. A volte ci sentiamo risucchiati e altre volte respinti. Risultato: perdiamo la capacità di sostenerli e di aiutarli a integrare ciò che stanno vivendo.
Ma facciamo un passo indietro… affrontare?
Affrontare?… come fosse una battaglia?
Naaaa, qui con affrontare s’intende occuparsi di qualcosa con l’impegno dovuto.
Quindi d’impegno parliamo!
Innanzitutto impegno a prestare attenzione a ciò che i nostri figli vivono e condividono, cercando di comprendere il loro mondo interiore (anche quando non ne sono pienamente consapevoli) e rapportarci alle loro emozioni o sentimenti con la dovuta delicatezza e accoglienza… convalidandoli.
Che significa?
Significa che, aldilà di ciò che faremo o diremo, prima di tutto è importante riconoscere e legittimare il loro stato d’animo.
Emozioni e i sentimenti dei nostri figli
Ciò che i nostri figli stanno provando è inconfutabile e merita il dovuto riconoscimento affinché possano fidarsi del loro sentire e possano fidarsi/affidarsi a te ora e sempre senza paura di essere giudicati.
Fatto questo, dopo che si sono sentiti accolti e riconosciuti, è possibile ogni nostra azione di sostegno indirizzata al superamento di un momento difficile o all’espansione di un sentimento.
Ma c’è di più: mentre ci apriamo al loro sentire non dobbiamo perdere il contatto con noi stessi.
Cosa succede a noi? Cosa proviamo e come reagiamo di fronte al loro stato d’animo?
Ci comportiamo da adulti consapevoli o ci lasciamo risucchiare dagli eventi?
Affrontare lo stato d’animo dei nostri figli (così come di chiunque in relazione con noi) implica una duplice azione di consapevolezza, come se scoccassimo una freccia a doppia punta: una rivolta all’altro e una rivolta a noi.
Non c’è una ricetta predefinita, nessuna strategia universale: per affrontare/sostenere i nostri figli in una situazione emotivamente o sentimentalmente attiva dobbiamo affrontare/sostenere contemporaneamente il nostro stato interiore… in altre parole attivare quella potente capacità che si chiama empatia.
Emozioni e i sentimenti dei nostri figli: un esempio
Gio è separato da poco ed è padre di una splendida bambina di 5 anni, Amanda.
È un padre affettuoso ed energico, un uomo dalla spiccata indole sociale con tanti amici in tutto il mondo. Nei weekend che condivide con la figlia ama organizzare per lei un sacco di cose e d’incontri divertenti portandola anche all’estero su piste da sci innevate o spiagge isolane dal mare cristallino.
Amanda lo segue con piacere e mostra già grandi attitudini per lo sport e per la temerarietà, cosa che inorgoglisce Gio perché lui stesso le possiede. Quindi via! Ogni weekend insieme è una piccola avventura.
Purtroppo Amanda, pur divertendosi un sacco durante il giorno, quando arriva sera vive spesso la nostalgia per la mamma e la esprime con tristezza se non addirittura con dolore.
Gio ha difficoltà ad affrontare questo stato d’animo della figlia: non se ne capacita visto che la giornata passata insieme è stata splendida e divertente.
Cerca allora di alleggerire la situazione distraendo Amanda con nuovi giochi o la lettura di una bella storia e, se il livello di nostalgia è lieve, la cosa pare funzionare ma, se l’asticella della tristezza si alza un po’ sfociando in pianti e pretese, non c’è nulla che lui riesca a fare per aiutarla a superare quell’impasse che pare infinito, fino al punto di sgridarla per quella debolezza per lui assurda.
Ora, sostenere una bimba che si ostina per 30/40 minuti a dire “voglio la mamma… voglio andare a casa… non ti voglio… sei cattivo…”, fra pianti e calci a ogni tentativo di avvicinamento, è cosa ardua per chiunque ma arrabbiarsi non serve a nulla, anzi aumenta in lei la tristezza che diventa dolore e frustrazione; contemporaneamente abbassa il genitore al livello evolutivo della bambina mancando il compito di essere la guida di cui lei ha bisogno.
Come si è arrivati fin qua e, a questo punto, cosa fare?
Alcuni direbbero: ignorala, se la cosa si protrae nonostante i mille tentativi, lasciala sfogare e passerà… anzi, una volta esausta si addormenterà!
Hmmmm, un po’ stile anni ’60 e la cosa mi stride assai.
Mettiti nei panni di Amanda: è giusto essere sgridata e poi ignorata per provare nostalgia, tristezza o dolore?
Certamente non è stata questa l’intenzione di Gio e la sgridata è ovviamente rivolta all’insistenza della piccola, che dalla nostalgia è passata alla frustrazione da lui percepita come un capriccio inutile, ma il punto è un altro: come si sente Gio? Cosa ha mancato fin dall’inizio e cosa sta succedendo in lui che non gli permette di risolvere al meglio la situazione?
Probabilmente si è sentito frustrato fin dal momento in cui Amanda ha condiviso la sua nostalgia “ma come, dopo tutto quello che faccio per te, tu ora vuoi la mamma?” potrebbe essere stato il suo pensiero inconscio. Ha tentato di distrarla e così facendo ha distratto anche se stesso riguardo la sensazione scomoda che stava vivendo.
Risultato: il suo livello di frustrazione si è alzato fino al punto di trasformare la situazione in battaglia che, per inciso, è persa per entrambi.
Come sarebbe stato se fin dall’inizio Gio non si fosse sentito coinvolto personalmente in quella nostalgia o avesse gestito la propria frustrazione e, immedesimandosi nella piccola, avesse detto qualcosa tipo:
Ti senti triste perché ti manca la mamma”? Ti capisco, anche a me da piccolo succedeva e so come stai. Cosa posso fare per farti sentire meglio? Cosa farebbe la mamma se fosse qui adesso? Ti coccolerebbe un po’? Sì? Vieni qua che ti coccolo io… mi piace coccolarti, sai? Domani la chiamiamo e le raccontiamo le belle cose che abbiamo fatto oggi…
Anche un “mi dispiace che ti senti triste” non sarebbe niente male ma niente affermazioni come:
“la mamma stasera è impegnata, è andata via per il weekend, non è raggiungibile, non possiamo farci nulla, la vedrai domani in fondo manca solo un giorno, non fare i capricci…”
che, seppur vero, per Amanda non è di certo una consolazione, anzi, potrebbe farla sentire tradita, non abbastanza importante, abbandonata, rifiutata e perfino invisibile sia dalla madre, che dal suo punto di vista sceglie gli amici al posto suo, sia dal padre che non comprende il suo bisogno.
Riesci a vedere la dinamica nel suo insieme?
Da una “semplice” nostalgia che voleva essere riconosciuta e consolata si è passati velocemente a una o più ferite senza accorgersene.
Queste ferite, che sono profonde, minano la formazione armonica della personalità e possono essere dannose per la salute mentale e integrità Essenziale di chi le vive.
Ma vediamo un altro esempio all’estremo opposto, ovvero in una situazione di gioia e di eccitazione.
Un altro esempio
Gio e Amanda sono appena tornati da una splendida giornata sulla neve ed è ora di sistemare tute, sci e scarponi bagnati, fare il bagno e prepararsi per la cena che condivideranno di lì a poco con gli amici in un simpatico ristorantino. Non c’è molto tempo a disposizione per fare tutto ciò per cui Gio mette fretta alla figlia che, ancora eccitata, scappa a destra e a manca invitandolo a rincorrerla protraendo il gioco.
Gio per un po’ la asseconda ma poi, vista l’ora tarda, si stizzisce: “basta! Vieni qua! Smettila! È ora di finirla! Adesso fai il bagno, non voglio arrivare tardi come al solito! Non ti è bastato tutto ciò che abbiamo fatto oggi? Sbrigati! Possibile che ci si debba mettere sempre tutto questo tempo!…” e acchiappa Amanda infilandola con impeto nella vasca da bagno dove comincia, ovviamente, il tormentone del non voglio, sei cattivo, ecc.
Fino a un attimo prima erano felici e ora?
Ora la situazione si è totalmente capovolta ed ecco che possono rispuntare tutte quelle ferite di cui abbiamo parlato prima o una nuova suggerita dall’idea che essere felice non va bene, essere felice fa arrabbiare papà, con le conseguenti complicazioni che puoi immaginare.
Pare impossibile, eppure è così.
Anche in questo caso Amanda non si è sentita accolta nel suo stato d’animo e il risultato può essere devastante fino al punto di limitare in futuro la propria gioia di vivere giudicandola inappropriata o dissociandosi da essa perché può far male a qualcuno.
Come sarebbe stato se Gio avesse attivato quell’empatia di cui abbiamo parlato all’inizio e che permette l’osservazione di sé e dell’altro? Cosa avrebbe scoperto di sé Gio e come avrebbe potuto accogliere Amanda gestendo al meglio la situazione?
Per esempio avrebbe potuto considerare che la responsabilità per il possibile ritardo non è di nessuno, tantomeno di Amanda, e che in futuro potrebbe attivarsi prima considerando i tempi della piccola, invece di incalzarla col risultato che abbiamo visto.
Quindi, allontanata da sé ogni pretesa di efficenza o di responsabilità, propria e della piccola, avrebbe potuto rincorrere per un po’ Amanda (come in effetti ha fatto) e poi, fingendosi sconfitto avrebbe potuto buttarsi sul letto senza interrompere il gioco dicendo qualcosa tipo:
Aiuto aiuto, non ce la faccio più, sei troppo veloce per me, hai vinto tu. Sono distrutto e ho bisogno di nuova energia per poterti acchiappare. Vieni qua, che ne dici di fare il bagno e di prepararci per la cena che ho una fame da lupi? Tu non hai fame?…
A questo punto quasi sicuramente Amanda si sarebbe buttata sul papà, avrebbe giocato ancora un pochino abbracciandosi a lui e alla fine sarebbe entrata nella vasca da bagno con gioia, imparando anche che c’è un tempo per il gioco e un tempo per prepararsi mentre la serata sarebbe proseguita in armonia invece che con frustrazione per entrambi.
Quindi la risposta alla domanda “come affrontare al meglio le emozioni e i sentimenti dei nostri figli” è empatia: attenzione, consapevolezza e accoglienza di sé e dell’altro.
Questa è la ricetta, non ce ne sono altre!
Per affrontare le emozioni e i sentimenti dei nostri figli dobbiamo quindi impegnarci ad aprire i nostri sensi, a predisporci a entrare in sintonia con ciò che provano avvalorando il loro sentire senza perdere la nostra posizione di adulti, consapevoli e capaci di contenere le proprie e altrui emozioni.
Minimizzare, ignorare o negare gli stati d’animo di un bambino (positivi o negativi che siano) non solo inficia la relazione con lui, presente e futura, ma è potenzialmente dannoso per la sua salute mentale e integrità essenziale.
Ps: Sentirsi traditi, non abbastanza importanti, abbandonati, rifiutati, invisibili, incapaci, pericolosi, non all’altezza della situazione, e altro ancora, sono tutte idee limitanti su cui si costruiscono alcune sfaccettature della personalità. Ne parleremo bene in un prossimo articolo ma vai al quinto capitolo del mio libro Pane, Amore e Consapevolezza e scopri tutto.
Non hai ancora il libro?
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Se vuoi approfondire alcuni temi di questo articolo leggi anche quello dedicato all’Intelligenza Emotiva.
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Buona vita!
Indira
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